Intelligenza emotiva: consapevolezza e autocontrollo
Il riconoscimento delle emozioni, ma anche la capacità di entrare in empatia con l’altro, sono i mattoni su cui si edifica l’intelligenza emotiva.
La capacità di riconoscere le proprie emozioni è vitale. Il contatto con il proprio mondo interiore e la capacità di autoregolazione degli stati interni costituiscono la base per il benessere e la costruzione di relazioni sane.
A tutti gli effetti abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Goleman
“Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale. La mente razionale è la modalità di comprensione della quale siamo solitamente coscienti: dominante nella consapevolezza e nella riflessione, capace di ponderare e di riflettere. Ma accanto ad essa c’è un altro sistema di conoscenza – impulsivo e potente, anche se a volte illogica, c’è la mente emozionale. ” (Goleman 1996)
Cos’è l’alfabetizzazione emotiva e perché è importante?
L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere e regolare le emozioni. Alla base c’è quella che Goleman chiama alfabetizzazione emotiva: la capacità di dare un nome alle emozioni.
Prima di lui Salovey & Mayer definiscono il concetto di intelligenza emotiva come la capacità di monitorare le proprie ed altrui emozioni unita all’abilità di saperle differenziare ed usare per guidare pensieri ed azioni.
Solo la consapevolezza delle proprie emozioni fornisce la capacità di autocontrollo. Questo alfabeto emotivo si può imparare fin da bambini. Quindi l’intelligenza emotiva si può sviluppare ed allenare con il tempo.
Intelligenza emotiva e comunicazione mente-corpo: le teorie sulle emozioni
Modificando le nostre sensazioni, le posture e i comportamenti sarebbe possibile influenzare le emozioni che proviamo? A questa domanda hanno cercato di rispondere diversi ricercatori.
Negli anni ’80 William James, il più eminente psicologo americano e lo psicologo danese Carl Lange pubblicarono contemporaneamente una teoria simile che fu denominata la Teoria di James-Lange.
Tremi perché hai paura? o hai paura perché tremi?
Lo scopo che entrambi si ponevano era di sfidare la teoria del senso comune. Secondo questa teoria, quando a qualcuno viene chiesto perché tremi? di solito risponde “perché ho paura”. Oppure, alla domanda perché piangi? replica“perché sono triste”. Queste risposte suggeriscono la convinzione che prima arrivano le sensazioni e solo dopo arriva l’espressione fisiologica dell’emozione.
James e Lange, affermano invece che non piangiamo perché siamo tristi, ma ci sentiamo tristi perché piangiamo. Non tremiamo perché siamo spaventati, ma proviamo paura perché stiamo tremando. Il cuore non batte più in fretta perché siamo arrabbiati, ma siamo proviamo rabbia perché il cuore batte più in fretta.
Sarebbero quindi le sensazioni corporee a influenzare le emozioni e la valutazione cognitiva di ciò che stiamo provando.
Gli studi successivi hanno sostenuto la stessa tesi a proposito delle espressioni facciali. Non ridiamo perché siamo felici, ma proviamo una sensazione piacevole perché ridiamo. La teoria di James-Lange sostiene quindi che l’emozione è semplicemente la sensazione di modificazioni fisiologiche.
Allo stesso modo quindi sarebbe possibile modificando ad esempio la postura provocare sensazioni corporee di benessere e riuscire a generare emozioni positive.
Ernest L. Rossi studiò a fondo i meccanismi di trasmissione delle informazioni tra la mente ed il corpo ed afferma che l’aver unificato fenomeni psicologici e biologici nella teoria dell’informazione “fa della comunicazione mente-corpo e della guarigione psicofisica una scienza empirica piuttosto che una pia speranza”.
Come allenarsi ad essere emotivamente intelligenti?
E’ ovvio che non si tratta di fingere un’emozione o un atteggiamento mentale. La cosa importante è avviare un dialogo con la propria mente attraverso il corpo e viceversa.
Se un evento suscita in te un’emozione di rabbia ed il cuore batte velocemente, sapere che questa è una risposta naturale del tuo corpo può fare la differenza.
Se ti preoccupi e ti concentri sulle modificazioni fisiche non farai altro che esasperarle. Nel tentativo di bloccarle e controllarle ne perderai il controllo.
Questa perdita di controllo fa si che l’emozione stessa prenda il sopravvento. Invece di attraversarti, per poi andare via, rimane incastrata ed attiva. Tutto ciò che non viene accettato, infatti, si rafforza. Piuttosto è attraverso l’accettazione e l’ascolto che possiamo liberare l’energia delle emozioni.
L’intelligenza emotiva quindi può essere allenata sviluppando la capacità di ascolto e di dialogo tra la mente ed il corpo.
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